Il mondo dei graphic designer è suddiviso principalmente in due macro aree:
i grafici puristi, legati professionalmente (e anche un po’ sentimentalmente) al passato, alla tradizione. Sono quelli passati dalla matita al mouse senza particolari traumi e senza dimenticare un approccio metodico, tipico di quando si faceva “tutto a mano”; per loro il computer equivale alle matite colorate, pennarelli, squadretta e gomma.
gli smanettoni, grafici di ultima generazione, figli di photoshop. Non sanno cosa sia una matita e un foglio di carta e non sono in grado di visualizzare un’idea senza senza l’ausilio del computer e di una image bank.
Ognuno ha pregi, difetti, competenze e capacità in più o in meno rispetto all’altro. Ci sono conoscenze però che esulano dal fatto che uno sia un designer “tradizionale” o “computerizzato”, conoscenze che chi si occupa di comunicazione deve sapere. E sarebbe bello che anche i clienti le conoscessero.
Quando si osserva una foto, un paesaggio, una situazione, l’occhio non coglie le aree allo stesso modo ma esegue una sorta di scansione individuando solo quelle parti che sono utili al riconoscimento dell’immagine, saltando quelle che ritiene poco significative. Le ricerche hanno evidenziato che gli esseri umani non hanno la capacità di cogliere istantaneamente tutti i punti di una scena o di un’immagine, ma seguono, con tempi più o meno lunghi, dei precisi percorsi di assimilazione. Il procedimento di scansione può essere applicato ad una fotografia, ad un quadro, una pubblicità o alla percezione visiva di un prodotto. Se potessimo seguire i nostri movimenti oculari mentre osserviamo un’immagine, saremmo sorpresi nel notare che i nostri occhi non si muovono lentamente o continuamente, sul piano dell’immagine, ma agiscono freneticamente. Per notare questo fenomeno, è sufficiente osservare una persona mentre visualizza una fotografia. Per questo motivo sarebbe preferibile in fase di realizzazione di un annuncio pubblicitario, di una pagina web o di un poster, cercare di accorpare gli elementi grafici per non creare troppi momenti di lettura e non costringere l’occhio a rimbalzare qua e là a cercare gli elementi importanti la comprensione del messaggio visivo. Ciò implica anche saper posizionare gli elementi grafici (testuali e visivi) in modo opportuno. I clienti forse ignorano che se un designer posiziona un testo, un marchio o un’immagine in un determinato punto della pagina, con una determinata grandezza, non lo fa perché quel giorno gli gira così o perché ha tirato a sorte una monetina. Lo fa secondo un criterio preciso, che non è fammelo più grande” o mettilo lì perché mi piace di più”. I consumatori sottostanno alle leggi della fisiologia percettiva, per cui non colgono un’intera mole di informazioni esistenti ma ne colgono solo una parte, generando le impressioni sulla base di informazioni parziali. Questo implica la necessità di dirigere l’attenzione del consumatore a specifiche porzioni di informazione, più sintetiche e strategicamente rilevanti per far sì che emergano le impressioni volute. Quindi non può essere tutto più grande”, tutto più vivace” e tutto più colorato”.
Fonte: Daniele Trevisani “Psicologia di Marketing e Comunicazione: Pulsioni d’acquisto, leve persuasive, nuove
strategie di comunicazione e management”. Franco Angeli editore
www.studiotrevisani.it

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.