Tempo fa, mentre lavoravo qui, ero impegnato nella progettazione della nuova brochure d’agenzia. Nella fase di raccolta delle idee/brainstorming, sfogliando qua e là le brochure di agenzie più o meno vecchie e più o meno note, mi imbatto in un librettino austero, essenziale, formato A5, poche pagine, rilegato a punto metallico. Un booklet diverso dalle brochure “pompose” delle altre agenzie. È un po’ datato (1995), la copertina è completamente bianca e reca solo il nome in rosso scritto con un font corsivo: Classic – Agenzia di pubblicità. Comincio a sfogliarlo e arrivo a leggere un capitoletto scritto da Fulvio Nardi. Un bel pensiero che spiega come un cliente dovrebbe scegliere la propria agenzia di comunicazione. Una pagina che da sola valeva l’intera brochure.

«Ogni azienda ha la campagna, o meglio, l’agenzia di pubblicità che si merita. Suona un po’ dura, ma è così. 
Talvolta si sceglie un’agenzia grande pensando che ciò sia una garanzia di qualità, per poi scoprire che la qualità non è in nessun rapporto con la dimensione. 
Si sceglie un’agenzia piccola perché curerà di più il lavoro, per poi scoprire che il lavoro sì è curato, ma da personaggi di scarso valore.
Si sceglie un’agenzia perché c’è un personaggio di grande valore, per poi scoprire che quel personaggio il vostro prodotto neppure lo vede. 
Si sceglie un’agenzia perché ha fatto un buon film, per poi scoprire che chi ha fatto quel film non è più in quell’agenzia. 
Non esistono metodi sicuri per scegliere un’agenzia. Però si può procedere per logica. La prima considerazione è che un’agenzia non ha macchine. Non ha segreti d’impresa. Non ha ricette esclusive. Nessuna agenzia. Un’agenzia vale gli uomini che ha. Anzi, l’agenzia che sceglierete vale gli uomini che lavoreranno sul vostro prodotto. Allora non chiedete di parlare solo con il presidente. Parlate con chi effettivamente farà il vostro lavoro. Non guardate solo la pizza d’agenzia, guardate la pizza di chi effettivamente farà il vostro lavoro. La qualità del servizio non potrete certo conoscerla a priori, la scoprirete solo dopo, certo. Ma per lo meno sarete sicuri della qualità e della potenzialità di chi deve lavorare per voi. E probabilmente ridurrete la percentuale di rischio di sbagliare. Se tutti i clienti  fossero così, probabilmente ci sarebbe in giro un po’ meno fumo e un po’ più di arrosto. E la pubblicità italiana ne trarrebbe giovamento…»


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