I side projects, letteralmente progetti paralleli, sono quei lavori, molto diffusi nell’ambito artistico, creativo e musicale, che si fanno più che altro per se stessi. Di solito non sono commissionati da un cliente e vengono svolti più che altro fuori dal normale orario di lavoro. Sono fondamentali nella costruzione della propria esperienza professionale, soprattutto in fase di startup e nell’ottica del personal branding.
I side projects hanno una doppia funzione: da un lato permettono di incrementare il proprio portfolio, magari collaborando e confrontandosi con altri professionisti, dall’altro permettono di sperimentare nuovi strumenti, applicazioni e tecniche, adottare nuovi stili di comunicazione, guadagnare esperienza e, più in generale, fare tutte quelle cose che nella normale frenesia del lavoro quotidiano non si riesce a fare per mancanza di tempo. Molti colleghi, compreso a volte il sottoscritto, lamentano la scarsa soddisfazione per i lavori che fanno e che non riescono a mettersi in portfolio. I motivi sostanzialmente possono assomigliare molto a questi:

  • un lavoro di scarso spessore, poco prestigioso o poco significativo;
  • non è un lavoro adatto alle mie caratteristiche;
  • non posso metterlo in portfolio (in teoria) perché l’ho fatto per un’agenzia che a sua volta lo mette nel proprio portfolio;
  • non permette di esprimere il mio potenziale e sfruttare le mie conoscenze facendo vedere di cosa sono capace;
  • non riesco a lavorare con un cliente che chiede una modifica anche sull’aria che respiro;
  • faccio lavori ripetitivi stile catena di montaggio per cui, oltre ad avere già lavori così in portfolio,  mi sarei un po’ rotto le palle;
  • il progetto è stato modificato al punto che non ne riconosco più la paternità e mi rifiuto di metterlo in portfolio;

Tutto ciò sortisce effetti negativi sul nostro morale, che si riflettono sulla nostra vena creativa, che si riflette sul nostro portfolio. E un creativo sa quanto sia importante avere un buon portfolio, nell’ottica di acquisizione di nuovi lavori e per una sana dose di egocentrismo. Per questo motivo può essere utile investire in progetti paralleli, anche non direttamente commissionati da un cliente “reale”.
Un progetto parallelo consente di lavorare senza essere sotto pressione, quindi con la possibilità di esprimersi al meglio del proprio potenziale, nel tempo che serve, curando il progetto nel migliore dei modi. Niente clienti apprensivi, brief incomprensibili, cambiamenti dell’ultimo momento, termini di consegna da rispettare; insomma possiamo esprimerci come il migliore dei creativi che ci piacerebbe un giorno diventare. E questo a prescindere dal cliente.

L’errore che spesso commettiamo noi creativi è quello di pensare che il nostro impegno debba essere proporzionale alla notorietà del cliente, quando in realtà un bel lavoro può e deve essere fatto per chiunque, dal panettiere sotto casa che ti commissiona il logo alla Nike che ti chiede la campagna worldwide. Se un lavoro è fatto bene, presentato bene, e dimostra che c’è stato un pensiero dietro la sua realizzazione, a quel punto il brand non ha tutta questa importanza, se non nella testa vuota di qualche direttore creativo o di azienda che giudica dalle apparenze limitandosi a leggere il nome del brand per cui hai lavorato.

I side projects non sono solo utili per migliorare la propria professionalità e il proprio portfolio. Sono anche una sana iniezione di autostima. Spesso servono a provare a sé stessi che, nonostante i clienti, si è in grado di produrre cose eccellenti. Oggi il nostro lavoro, le figure professionali che lavorano in ambito creativo, vengono costantemente mortificate, e a volte la bassa qualità del lavoro che siamo costretti a produrre provoca solo scoramento e momenti di vera e propria apatia che impigriscono il nostro spirito creativo, che invece andrebbe alimentato e coccolato. Sviluppare progetti in maniera più spensierata è come una boccata d’aria fresca, una sorta di evasione, un’uscita di sicurezza dal lavoro frenetico di tutti i giorni. Una specie di vita parallela che ogni creativo dovrebbe avere.


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