free scena
Per attuare le proprie strategie di comunicazione e promozione un cliente solitamente si rivolge a una o più agenzie. C’è quello che lo fa perché la tipologia, la complessità del progetto e la mole di lavoro richiedono una struttura organizzata, chi perché fa figo vantarsi di avere “l’agenzia”, chi perché è convinto che agenzia sia sinonimo di prodotto migliore e curato meglio. E magari più è grande l’agenzia migliore sarà il prodotto. Un falso mito. Ma diciamo che fino alla crisi del 2008 questo ragionamento poteva starci. Ma oggi? E in futuro? Avrà ancora senso avere al proprio servizio un’agenzia dal momento che una buona parte dei lavori possono essere gestiti da freelance esterni a costi minori e con standard qualitativi pressoché identici a quelli di un’agenzia?
Certo, un freelance va scelto con oculatezza perché in giro è pieno di sedicenti professionisti un po’ avventati che si sono scoperti designer, copy o fotografi per passione, per necessità, per hobby o perché qualcuno una volta gli ha fatto i complimenti perché è riuscito ad applicare l’effetto seppia a una foto con iPhoto. Ecco, da questi bisognerebbe stare alla larga. Ma in giro è pieno di professionisti veri, molti dei quali prima di essere free hanno fatto tanta gavetta e maturato esperienza all’interno di agenzie, per cui conoscono perfettamente il lavoro e tutto ciò che gli ruota attorno.
Ovviamente l’agenzia non è il male assoluto e non va demonizzata, sarebbe come se negassi il luogo dove mi sono formato professionalmente. Per progetti di comunicazione particolarmente complessi su medio grandi clienti resta ancora un referente autorevole e necessario, per quanto anche i grandi clienti non disdegnano di servirsi dei freelance su piccoli progetti, che magari a un’agenzia non pagano neanche un mese di affitto della sede ma nel bilancio di un libero professionista fanno una discreta differenza.
Anyway, cari clienti, non abbiate timore e affidatevi ai freelance. Perché? Per almeno sette buoni motivi.

1. La vena prolifica.
È vero che un freelance focalizza le proprie competenze in una o due aree ma è pur vero che se non è “mono cliente” ha un’esperienza diversificata che gli permette di rispondere a diverse esigenze. Il fatto di non lavorare in maniera continuativa per gli stessi clienti è un bene perché consente di mettere alla prova la propria vena creativa su diversi settori merceologici. Ciò favorisce la crescita professionale e soprattutto non impigrisce la mente.

2. Detto, fatto!
Per quanto un freelance possa avere molti clienti può rivelarsi più rapido ed efficiente di un’agenzia, che ha una certa burocrazia interna che rallenta la filiera produttiva. Il freelance non ha filtri e questo se da un lato è un grosso vantaggio per il cliente in fase di passaggio delle informazioni, dall’altro è un grosso svantaggio per il freelance nella gestione delle informazioni. Ma questo fate finta di non averlo letto. La linea diretta e la possibilità di contattare il free pressoché in qualsiasi momento (e quando dico qualsiasi è proprio qualsiasi nell’arco delle 24 ore) accorcia i tempi di lavorazione (e la vita del free).

3. Meno burocrazia.
La dedizione di un freelance al progetto del cliente è proporzionalmente maggiore rispetto a un’agenzia. Il rapporto diretto con chi fa materialmente il lavoro può creare un’alchimia che va a tutto vantaggio del risultato finale. L’agenzia crea sempre un certo distacco col cliente, che nella migliore delle ipotesi non conoscerà mai chi eseguirà il lavoro ma si rapporterà con un account che farà da filtro. In più, quello che gli fa materialmente il lavoro ha sempre la testa impegnata in altri progetti, vive con l’ansia del progress di lavori da completare e, a differenza del freelance, il suo posto di lavoro non è legato direttamente all’esito di quel singolo progetto. Ergo, farà il compitino.

4. Meno costi.
L’agenzia ha dei costi fissi di ammortamento della struttura, del personale e più in generale spese superiori a quelle di un freelance. Non bisogna essere scienziati per capire che un freelance costa meno ma non bisogna nemmeno pensare che minor costo equivalga a minor qualità.

5. Maggiore flessibilità.
A differenza di un’agenzia il freelance è più flessibile dal punto di vista delle tempistiche e delle scadenze. Ciò non significa che si possa approfittare della disponibilità per passargli un brief alle tre del mattino solo perché lo si vede on line su WhatsApp. L’autonomia nella gestione del tempo gli permette di rispondere prontamente alle esigenze. Anche quelle dell’ultimo momento. Il cliente non dovrebbe saperlo ma il free può lavorare la sera fino a tardi e nel weekend, se è necessario. Perché si prende a cuore il progetto del cliente e ci tiene al rapporto di lavoro. Anche qui fate finta di non aver letto.

6. Più competenze in una sola persona.
L’evoluzione del mercato del lavoro e la crisi hanno profondamente modificato gli scenari e le professioni che ruotano intorno alla creatività. Molte figure professionali sono sparite, altre sono state accorpate in una sola persona. In più per un freelance è meno complicato investire su se stesso per migliorare le proprie capacità. Oggi può capitare di rivolgersi a un graphic designer e magari scoprire che è anche un buon illustratore o un abile fotografo. Magari ha pure dei guizzi da copy.

7. Tutti per uno, uno per tutti.
Oltre a frequentare altre agenzie un freelance spesso frequenta altri freelance. Possono essere colleghi con le stesse competenze o con competenze che si completano e possono lavorare in sinergia. La joint venture di professionisti in grado di offrire un’ampia gamma di servizi come un’agenzia, senza essere un’agenzia, in America è una realtà consolidata da tempo ma in Italia solo ultimamente tenta di affermarsi. La flessibilità delle persone e la possibilità di potersi scambiare i lavori a seconda delle esigenze del cliente è senza dubbio un vantaggio per quest’ultimo e un’arma in più per il freelance.


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